Abbiamo sempre detto che la mensa scolastica deve educare al gusto, al rispetto del cibo. Che deve proporre alimenti sani, che vengano da una agricoltura prossima e pulita, che rigeneri la terra e la biodiversità. Abbiamo proposto i nostri valori, siamo entrati nelle scuole con orti e laboratori, abbiamo chiesto qualità ai gestori delle mense. Tante buone azioni, che adesso sono la base per chiedere che sia il sistema a cambiare.
La nuova mensa, il cibo come l’acqua, deve essere pubblica, accessibile a tutti, fondata sulla conoscenza e la distribuzione dei prodotti, garantiti, biologici, del territorio prossimo e di filiera corta. La nuova mensa è motore dello sviluppo dell’agroecologia, del lavoro buono in agricoltura, del recupero della bellezza del paesaggio urbano e rurale.
La nuova mensa deve vivere in una nuova scuola, che si dà indirizzi e programmi (e nuovi spazi e tempi) vincolanti sulla educazione attraverso il cibo, la sensorialità, la convivialità, la conoscenza della vita degli alimenti, della cucina che li trasforma, della storia e della cultura di ciò che si mangia e non si deve mai sprecare. La nuova scuola promuove i temi del cibo nell’ora della mensa, in classe, nell’orto a scuola e nel territorio. È una comunità educante, nella comunità del cibo.
Continueremo a fare buone azioni, ma chiederemo anche ai Comuni, al Governo di legiferare e riprendersi, scegliere la nuova mensa, nella nuova scuola. Per la terra, per le bambine e i bambini che la abiteranno.